Nico

Mi chiamo Nico Piro lavoro come giornalista dal 1989.
Sono un inviato del Tg3. Negli anni mi sono occupato di aree di crisi e zone di guerra. Il mio tentativo è quello di dare voce a chi non ha voce.

Per il mio lavoro ho ricevuto:
– il Premiolino (2017) per la mia copertura delle elezioni americane e come pioniere del mobile journalism in Italia
– il Premio Alberto Jacoviello (2016)
– il Premio Giancarlo Siani (2011) con la redazione di 3d News per il racconto della storia di Angelo Vassallo, sindaco-pescatore ucciso dalla criminalità organizzata in provincia di Salerno.
– il Premio Guido Carletti (2010) per lo speciale “La Trappola” girato tra i profughi afghani in Grecia
– il Premio Paolo Frajese (2009) per la copertura (unico inviato della Rai a Kabul) della strage del 17 settembre
– il Premio Marco Luchetta (2009) per il reportage “Un calcio alla fame” girato in Serra Leone.
– il Premio Ilaria Alpi (2008) per il miglior servizio da telegiornale, con un pezzo su una battaglia tra talebani e militari statunitensi nella valle di Korengal (con il collega Gianfranco Botta, tco del Tg3).
– la menzione speciale al Premio Anello Debole (2007) per lo speciale “Kabul, anno nuovo” (realizzato con il collega Mario Rossi, tele cineoperatore del Tg3).

Sono stato selezionato come finalista al Premio Alpi nel 2011, al Premio Luchetta nel 2016 e nel 2018

Il mio documentario, autoprodotto, “KILLA DIZEZ – Vita e morte al tempo di Ebola” (6/2015) è stato proiettato in festival ed eventi in tutto il mondo. Tra gli altri riconoscimenti ha ricevuto il premio “Best Emerging Filmaker” al TAFF – The African Film Festival di Dallas, Texas, nel luglio 2016.

Ho pubblicato: “Come si produce un Cd-Rom” (1997, Castelvecchi); “Cyberterrorismo” (1998, Castelvecchi);

Nel settembre del 2018 è uscito per il Centro di Documentazione Giornalistica il mio manuale sul Mobile Journalism.

Nel 2015 è uscito il mio libro “Afghanistan: Missione Incompiuta” (Lantana). Alla fine del 2019 ne è uscito il seguito, intitolato “Corrispondenze Afghane”.

Sono il direttore e l’ideatore di MOJO ITALIA, il primo festival del Mobile Journalism in Italia.

Tutti di diritti riservati © np 2009-2018

 

24 pensieri riguardo “Nico

  1. L’ho vista in televisione durante il collegamento dell’attentato di kabul, da lei egregiamente commentato, ma sono rimasto stupito nel suo modo di vestire ed apparire, rappresentativo di chi aveva colpito, e non dicchi invece ha subito

    P.S. bisogna stare molto attenti ai messaggi che si trasmettono, specialmente in TV

    Atanasio architetto Pizzi

  2. Io sono una “fan” di Nico Piro da tempo; per la prima volta un giornalista diviene per me un punto di riferimento
    Claudia

  3. Il mio ragazzo è ancora lì in Afghanistan!
    sono orgogliosa di lui e sono orgogliosa di vo.
    Il vostro lavoro è solo da ammirare!
    Grazie.

  4. Evidentemente qualcuno poco interessato guardava la kefiah piuttosto che interessarsi agli interessantissimi servizi di Nico Piro… Forse qualcuno non sa che se ci si trova in quelle zone, in situazioni limite, con la voglia di raccontare ciò che succede con la massima chiarezza, poco si pensa all’abbigliamento e più al LAVORO (che diventa quasi una missione). Riporto quel che dice giustamente Elvirapollina “faccio solo notare che la kefiah la indossano anche i militari italiani per proteggersi dalla sabbia”.

    1. io quando lavoro non lascio nulla al caso, comprei i segni ed i messaggi che mando via etere e specialmente nel teatro di una tragedia, come se dopo l’attentato di falcone i giornalisti commentatori si presentassero alle telecamere con coppola e giacca di velluto a coste

      1. Caro Signor Atanasio,
        All’epoca non avevo trovato il tempo – per evidenti motivi – di risponderle subito e per la verità volevo anche evitare che la mia risposta potesse alimentare una polemica. Del resto, in generale, evito di rispondere ai commenti per lasciare spazio al dibattito tra gli utenti del blog.

        Speravo che col tempo le cose le sarebbero state più chiare, purtroppo vedo che non è così, vedo che insiste e anche con toni che ormai mi sembrano offensivi.

        Me ne dispiace, soprattutto perchè prima di fare affermazioni che riguardano culture lontane e che – mi sembra – lei non conosce o non conosce bene, bisognerebbe informarsi.

        Provo a farlo:
        Quella che io normalmente porto al collo è una chodar non una kefia, quest’ultima è una sciarpa araba, diffusa in tutto il mondo arabo, ma ormai è identificata con la causa palestinese.
        La chodar invece è una parte essenziale dell’abbigliamento afghano e nulla ha a che fare con il resto del medio-oriente nè ha specifici significati politici, è diversa anche nella fattura.
        Vestita da un occidentale (compresi i soldati e gli alti graduati che rappresentano il nostro Paese sul campo) è un segno di amicizia verso il popolo afghano oltre che un modo (almeno per i giornalisti) per poter stare più agevolmente tra la gente del posto e quindi per fare meglio il nostro lavoro….tra l’altro dando meno nell’occhio e quindi anche rischiando meno…
        Il resto del mio abbigliamento è fatto da pantoloni e da una camicia, a volte quest’ultima è del tipo che tutti gli afghani vestono ogni giorno.
        Detto questo spero che le sia chiaro che le sue affermazioni rischiano di essere offensive verso un intero popolo che si veste in quel modo visto che lei dice che quello è un modo di vestire che ricorda chi attacca e non chi subisce!!!
        Sono sicuro che lei non vuole dire che gli afghani si vestono da terroristi nè che tutti gli afghani sono terroristi ma purtroppo è quello che si desume dalle sue parole.

        Inoltre preciso una cosa che dovrebbe essere scontata ma vedo che non lo è: quando si va in onda da luoghi come Kabul non è come in uno studio a Saxa Rubra, non hai nè il tempo nè la possibilità di metterti in giacca e cravatta, per cui si va in onda come si era vestiti un attimo prima per fare il proprio lavoro – ripeto – sul campo, per la strada, in mezzo alla gente.

        Comunque voglio metterla in positivo, questo suo commento mi ha fatto capire che c’è bisogno di un post proprio sulla “sciarpa” afghana. Non posso farlo ora perchè sono impegnato in altre questioni, quindi spero abbia la pazienza di aspettare fino alla settimana prossima.

        Cordialmente
        Nico Piro

  5. Purtroppo ti ho conosciuto solo ora e a causa di una tragedia.Complimenti però per il tuo modo di fare giornalismo.Ti considero al pari di Franco Di Mare

  6. sei davvero bravo nel tuo lavoro..complimenti,mi piacerebbe tantissimo conoscerti..!seguo
    attentamente i tuoi servizi,credo che te abbia una sensibilità eccezionale..!
    non nascondo di essere diventato un tuo fan.
    molti molti auguri..
    Enrico

  7. Dear Nico,

    You have probably heard by now about the conference on Afghanistan being hosted by the British government in London on 28 January. Afghanistan: The London Conference is major event that is already beginning to attract headlines. It is anticipated that a large number of international delegations will attend, including an Afghan delegation led by President Karzai.

    You can find out more about the conference on the official conference website here: http://afghanistan.hmg.gov.uk/en/conference/

    On the conference website you can:
    • Sign up for updates on the latest information about the conference.
    • Ask questions directly to British government ministers using Yoosk. All you have to do is click the ‘ask’ button below the relevant Minister’s name. Questions will be answered promptly on the same page. The first batch of replies have already been posted.
    • Log on to watch conference proceedings live as they happen.

    I will be happy to answer any further questions you may have about the conference.

    Also, please let me know if you are interested in writing articles/blogs in the lead upto the conference. I will be happy to help or provide further information.

    With best wishes,

    Fouzia

    Fouzia Younis- Suleman| Digital Campaigns Manager, Afghanistan and Pakistan policy | Digital Diplomacy Group | Communications Directorate | http://www.fco.gov.uk | Visit our blogs at http://blogs.fco.gov.uk

  8. Egr. Nico Piro
    voglio complimentarmi con Lei per i servizi che spesso vedo in TV e per l’ottimo articolo Diario afghano sul mensile LanuovaEcologia.
    Vedere un giovane che opera con passione in questo paese martoriato mi riempie di gioia, concludo dicendo che se avesse bisogno di “consigli-solari” non esiti a contattarmi.
    Auguri e buona fortuna
    Franco -progettista solare nel mondo

  9. Ciao Nico,

    bello il blog e complimenti ancora. Non è da tutti citare il cineoperatore con cui si è realizzato un servizio, soprattutto quando si viene premiati!
    Mandami pure il materiale quando hai tempo
    ciao
    anna

  10. volevo complimentarmi con lei per il modo estremamente professionale, chiaro e preciso con cui svolge e commenta i suoi reportage, lei è sicuramente uno dei migliori reporters che la Rai ha a disposizione; in un’epoca di giornalisti improvvisati, uno come lei è raro, e le auguro una brillante carriera di inviato. Io amo l’Africa e il medio Oriente, in particolare l’Egitto dove ho vissuto alcuni anni. Spero di sentirla presto per uno dei suoi interessanti servizi. Cordiali saluti.
    Gabriella Carugno

  11. Incisivi e ben strutturati i suoi interventi dalla Siria, difficile fare il giornalista in zone di guerra coniugando professionalità con umanità. Se mi pemette un suggerimento “tecnico”, si faccia riprendere qualche volta: Nico Piro deve essere anche un volto conosciuto, non solo un nome.
    Molti cordiali saluti e stia attento!
    Gabriella Carugno

  12. Egregio Nico, rispetto e apprezzo il suo lavoro di giornalista in prima linea, che lei svolge con dedizione e sprezzo del pericolo, tuttavia devo riferirle che per quanto riguarda segni e i messaggi delle tradizioni etniche del mediterraneo e non solo, ritengo di averle lucidamente chiaro il valore di ogni parte degli indumenti che i gruppo minoritari e non solo utilizzano, in quando tecnico/studioso di costumi tradizioni e consuetudini storiche del mediterraneo e non solo.
    Mettiamola in maniera semplice: il fazzoletto o qualsiasi altro appellativo gli venga attribuito, in ogni latitudine, quando viene indossato è un messaggio; in occasione del suo servizio, le facevo solamente notare che, il fazzoletto non era perfettamente rispettoso nei confronti di chi era venuto a mancare tragicamente..
    La saluto e le auguro un buon lavoro
    Atanasio

Lascia un commento