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Pordenone, dallo stomaco alla testa

 

 

 

Il 30 novembre si è chiuso alla Casa dello Studente di Pordenone, il ciclo di incontri organizzato dall’IRSE (Istituto Regionale di Studi Europei del Friuli Venezia Giulia) su “Europa Inquieta”. Io sono stato invitato a parlare sul tema “Aiutiamoli a casa loro”. Ma cosa sta succedendo “a casa loro”?
Con me c’era Roberto Reale che ha tenuto il “filo” di tutto il ciclo degli incontri e che, oltre ad essere stato mio vicedirettore al Tg3, è anche il media watcher più accorto d’Italia (e forse per questo meno presente nel teatrino quotidiano degli opinionisti “tuttologi”, pronti a passare da qualsiasi argomento all’altro pur di stare in tv).
Sarebbe difficile riassumere qui oltre tre ore di conferenza, con un vivace dibattito finale con il pubblico. Forse, una sintesi può essere trovata in questa frase: siamo passati dallo stomaco alla testa. Con Roberto – collega dal quale ho imparato di più e continuo ad imparare – abbiamo provato a raccontare non solo “quello che succede a casa loro” ma anche la situazione italiana (a partire dai numeri degli arrivi passando all’andamento della criminalità) per numeri, dati, storie.
E’ esattamente quello che ci vorrebbe per riportare il dibattito politico in Italia ad un livello di minima palatabilità (con l’informazione a traino, nella speranza di certi editori/giornalisti che il sensazionalismo risollevi le vendite). E’ una necessità talmente ovvia che nessuno se ne farà carico, proseguendo nella sana ed italica (ma ormai contagiosa a livello globale) tradizione della divisione tra tifoserie che fanno delle proprie “ragioni” un dogma al di là di ogni ragionevolezza.

A Calais

I “calesiani arrabbiati” scendono in autostrada e bloccano migliaia di turisti britannici di rientro dalle vacanze alla fine dell’estate. Chiedono la demolizione della jungla: la baraccopoli, nella zona industriale della città, dove 10mila rifugiati vivono in condizioni drammatiche inseguendo il sogno di raggiungere clandestinamente la Gran Bretagna; sogno ormai impossibile tra recinzioni altissime e sorveglianza armata.
Ma tutti i calesiani sono arrabbiati? E soprattutto come si vive a Calais? Qual è il rapporto tra la realtà e l’immagine mediatica della città? Con in tasca il libro “A Calais” di Emmanuel Carrère («Quello che mi interessa è poter scrivere un reportage esattamente nello stesso modo in cui scriverei un libro»), ho provato a esplorare questi temi tornando sulla “costa d’opale”, un’altra di quelle piccole comunità in Europa come Idomeni, Lampedusa o Lesbos su cui grava tutto il peso della più grande crisi di rifugiati dalla seconda guerra mondiale.
Ne è nato un reportage (il mio terzo da/su Calais) per il montaggio di Guido Tombari e le immagini di Giuseppe De Angelis, che va in onda nello spazio di “Agenda del Mondo – Tg3”, sabato sera su RaiTre, alle 0.55, orario ideale per insonni e appassionati della materia (ma anche per chi vuole videoregistrare). Buona Visione!

Fango in finale

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Mi è appena arrivata una telefonata da Trieste, era il segretario dell’Usigrai – il sindacato dei giornalisti Rai – Vittorio di Trapani che mi diceva: complimenti! Io non capivo per cosa e lui pensava che io, al solito, fossi sarcastico o critico. In realtà lui mi stava dando una notizia in tempo reale dalla conferenza stampa del Premio Luchetta. Continua a leggere “Fango in finale”

Live from Calais

Live from Calais

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In diretta, sull’argine a tre metri d’altezza con Michele Cristofoletti (e Danilo Ceccarelli)

Ecco alcuni dei servizi/dirette realizzati in sinergia Rai per Tg3, Rai3 e RaiNews24, prima e durante le operazioni di sgombero della cosiddetta “giungla” di Calais, la baraccopoli dove – in condizioni drammatiche – vivono tra i quattro e i cinquemila rifugiati che sognano di arrivare in Gran Bretagna

Arresto in diretta nella giungla di Calais – Da Agorà dell’1/03/2016

 

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Senza (biglietto di) Ritorno

Senza (biglietto di) Ritorno

Il fotoracconto dello sgombero de “la Jungle” di Calais, nel nord della Francia, la baraccopoli dove vivono tra le 4 e le 5mila persone; negli ultimi dieci anni cresciuta su una discarica a pochi passi dall’autostrada e dal molo passeggeri del porto, punti dai quali tentare di arrivare clandestinamente nel Regno Unito.

 

“Fango”, in onda sabato

“Fango”, in onda sabato

IMG_20160131_134556Il mio reportage dalla costa atlantica nel nord della Francia, sulla crisi dei rifugiati tra Calais e Grand Synthe, va in onda sabato notte (20 febbraio) per “Agenda del Mondo” la rubrica di esteri del Tg3.
Si intitola “Fango” e racconta delle migliaia di profughi – comprese intere famiglie con donne e bambini piccoli – che vivono in condizioni vergognose, sperando di raggiungere il Regno Unito; tentativi destinati a fallire vista la militarizzazione di ogni possibile punto di passaggio (traghetti, EuroTunnel, la ferrovia)  e la netta chiusura del governo Cameron.
Appuntamento per sabato 20 su RaiTre, al comodo orario delle 0.55 (al netto del probabile ritardo di qualche minuto) sperando che non la guardino solo gli insonni…ma anche dei pazienti telespettatori.

Diario dalla “jungla”

Diario dalla “jungla”

Fango Francese from Nico Piro on Vimeo.

Chiudo questa serie di post sulla mia trasferta nel nord della Francia, raccontando il dietro le quinte di una delle nostre giornata ne “la jungle”. Una serie di episodi “personali” magari utili a capire le tante contraddizioni della crisi rifugiati.

La zona industriale di Calais è avvolta da un persistente puzzo di candeggina, eppure l’enorme scalo dei traghetti dista in linea d’aria poche centinaia di metri quindi il vento dell’Atlantico dovrebbe soffiare forte e salmastro come sempre.
All’inizio sembra di stare in Sierra Leone, con gli onnipresenti bidoni di ipoclorito di sodio per disinfettarsi la mani e “bruciare” il virus dell’Ebola. Poi ti viene da pensare ad una procedura di sanificazione delle strade per via delle vicinanza con il campo. Invece all’ingresso della “jungla”, passato il cavalcavia sul quale scorre l’autostrada da e per gli imbarchi, il tanfo di fango, legno marcio, rifiuti putridi e cucine approssimative svela che quel puzzo di cloro è solo figlio della fabbrica più vicina.
Continua a leggere “Diario dalla “jungla””

Questioni di sicurezza

Questioni di sicurezza

Questioni di sicurezza from Nico Piro on Vimeo

 

Quanti significati può assumere la parola sicurezza? La prefettura francese sta creando una “buffer zone”, profonda cento metri, intorno alla “giungla” di Calais, l’ormai storico campo nei pressi del porto da dove ci si imbarca per la Gran Bretagna, sogno dei migliaia di rifugiati (forse 5000) in nome del quale si sottopongono a condizioni di vita tremende. Continua a leggere “Questioni di sicurezza”

Selfie

Selfie

In questi giorni trascorsi vagando nel campo di Grande-Syntè, sono finito nella baracca di una famiglia curda, in fuga dall’area di Mosul: tre bimbi sotto i sette anni, la mamma e il papà.
Una baracca assediata dal fango, fatta di legno marcio, priva di due pareti, rimpiazzate da cappotti e giacche marce di pioggia; unica fonte di calore, un vecchio cerchione d’auto trasformato in un braciere.
Mentre parlavo con il capo-famiglia, il bimbo più grande ha preso a giocare con il mio iphone, che – attrezzato per lavorare da teelcamera – mi penzolava sul fianco. Solo a sera, mi sono reso conto che il bimbo era riuscito a scattarsi dei selfie! Li pubblico perchè penso possano raccontare molto di più rispetto a fiumi di parole su paura, gioia e speranza.

Viva il sorriso dei bambini, capace di illuminarsi anche quando ci sarebbe solo da piangere.