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La banda del buco

Affittate una casa a trecento metri di distanza dal carcere di Kandahar. Metteci dentro un nutrito gruppo di fiancheggiatori talebani che per mesi scavino un tunnel, così profondo da passare sotto la trafficata “ring road” e sotto un paio di posti di blocco. Un tunnel che passi sotto il muro altissimo del penitenziario, un muro rinforzato come il resto della struttura dopo l’attacco del 2008 con un autobomba che portò all’evasione di mille talebani ed a giorni di dolorosi attacci contro la città.

Beh! prendete tutto questo e alla fine non avrete un film ma una storia vera: questa. Perchè tutta questa storia è accaduta per davvero. Nella notte tra Pasqua e l’italica pasquetta, il tunnel è arrivato sotto una cella del braccio politico della prigione, è stato sfondato il pavimento di cemento, spostato il tappetto che lo copriva e nel buco si sono calati quasi 500 detenuti, quasi tutti talebani, compresi numerosi capi. Dall’altra parte ad aspettarli c’erano macchine col motore accesso. Solo 26 fuggiaschi sono stati ripresi, altri 2 uccisi in un conflitto a fuoco.
Un fatto gravissimo l’ha definito il presidente Karzai, del resto se in quel buco sono entrate 100 persone all’ora, ci sono volute quasi cinque ore per farli fuggire tutti. Un po’ troppo per non sospettare che abilità o meno dei talib, dentro la prigione ci fossero degli appoggi consistenti alias basisti tra i secondini. O meglio qualcuno più importante dei secondi visto che nei giorni scorsi è stato arrestato il capo della prigione e si è scoperto che i servizi di intelligence sapevano del possibile attacco, che i detenuti talebani avevano il diritto a visite dall’esterno, copie delle chiavi delle celle e telefonini…

Ma il vero problema, oltre all’inaffidabilità delle forze di sicurezza afghane alle quali gli occidentali cominceranno a breve a passare le consegne, è la fuga in sè. La stagione dei combattimenti è cominciata, i ranghi dei talebani erano stati fortemente indeboliti dai raid delle forze speciali, vanificati in una notte. Quei capi e quei soldati talebani sono di nuovo in giro, militari afghani e stranieri se li troveranno presto di fronte sul campo di battaglia nella ostica provincia di Kandahar che tante vite è costato sin’ora provare a riportare ad un minimo di controllo. E’ questo il buco più profonde di tutta questa storia di scavi e di tunnel…

Bala Morghab e oltre…

La guerra degli italiani. Le notizie del giorno: un parà del “Nembo” ferito a Bala Morghab, un militare afghano morto nella stessa imboscata; parà italiani intervengono a Farah in difesa di un avamposto afghano sotto attacco (due i caduti afghani); sempre a Farah operazione della folgore contro un un gruppo di “fabbricanti” di IED (bombe per agguati esplosivi) con quattro presunti talebani arrestati e un vasto deposito di munizioni sequestrato…

Cosa ci dicono notizie come queste che si ripetono con frequenza sempre più alta? E’ ormai chiaro,  che all’interno di Rc-West, il quadrante Isaf a guida “tricolore”, si combatte quasi ogni giorno. Per inciso, è ormai chiaro nonostante la malaugurata assenza di fonti indipendenti sul campo; le notizie italiane di fonte militare – va detto – sono ben più prodighe di dettagli che in passato, ma sono pur sempre notizie “ufficiali” senza riscontro indipendente.
Nell’ultimo anno si è lavorato per preparare il campo a questa svolta (per esempio allestendo nuove Fob, basi operative avanzate e preparando la costituzione del secondo Battle Group) che la Folgore sta attuando ormai a tutto campo; ma nel contesto sta pesando (come racconta Gianluca di Feo in questo articolo su l’Espresso) l’arrivo delle nuove truppe americane che stanno consentendo ai nostri militari di concentrarsi su alcune specifiche aree della sempre più calda provincia di Farah mentre è chiaro che Bala Morghab è sempre più un punto chiave nella strategia dell’Isaf (che qualche giorno fa ha emesso un comunicato senza precedenti in cui parlava di “vittoria decisiva” raggiunta nella zona…intanto però si continua a combattere per “eliminare le sacche di resistenza residue”…a proposito di assenza di fonti indipendenti…sull’operazione a Bala Morghab si segnala però questo video de El Mundo, girato al seguito ovviamente degli americani)
Emerge, a questo punto, il dato di una missione ormai sempre più “combattente” che dovrebbe essere chiarito per mille buoni motivi…

La Guantanamo d’Afghanistan. Quante volte un taxi si è diretto verso il “dark side”? La parafrasi del titolo del grande documentario (da poco distribuito in Italia) sulla sorte dei prigionieri in quella che è considerata la Guantanamo d’Afghanistan, ovvero il carcere all’interno della base di Baghram, serve a segnalare questa inchiesta della Bbc che ne ha intervistato un certo numero confermando la sinistra fama della struttura di detenzione, il cui ruolo è amplificato in un paese con poche carceri e senza un vero sistema giudiziario.

Kunduz “precipita”. Da qualche giorno suona la sveglia a Kunduz, gli attacchi e le uccisioni di soldati tedeschi (tre ieri) testimoniano quanto e quanto rapidamente sia cambiata la situazione in una provincia sin’ora tutto sommato tranquilla (personalmente l’anno scorso l’ho visitata da solo, senza particolari misure di sicurezza). E’ un segno preoccupante per la stabilità del Nord (in questo caso Nord-est, ma il Nord-ovest “italiano” non fa eccezione) che è già stato strategico in passato per la conquista del paese da parte della guerriglia. Ma è anche un segno che a breve la Germania (sin’ora aspramente criticata, seppur a bassa voce, per l’impiego “soft” del suo contingente militare) dovrà fare i conti con la missione afghana e con il ruolo dei suoi militari che a breve saranno oltre quattromila.

“Rotte” Logistiche. Alla fine tra l’amarezza e le critiche russe (Mosca ci aveva puntato molto), Kirghizistan e gli Usa hanno siglato la pace sulla base di Manas (fondamentale per la logistica afghana e per il rifornimento in volo) che non si chiamerà più base ma…scalo merci…