Tag: Livorno

Dopo Livorno e Pomezia, ecco Salerno, Catanzaro, Genova, Trento e Padova

 

Una bellissima giornata fatta di idee, partecipazione, domande e voglia di sapere cosa accade nel mondo quella di sabato 26 a Livorno, doppio appuntamento alla libreria Erasmo, prima, e poi alla Bottega del Caffè dove Mario Spallino ha tenuto un reading di alcuni passi di Afghanistan Missione Incompiuta, che si è incrociato con le testimonianze di alcuni operatori di Emergency in Afghanistan. Perfetta l’organizzazione del locale gruppo di volontari dell’ONG di Gino Strada.

Ecco il video della presentazione alla libreria Erasmo (da FaceBook Live)

Domenica 27, proiezione di Killa Dizez – il mio documentario sull’epidemia di Ebola in Sierra Leone – a Pomezia con il gruppo volontari di Emergency di Roma EUR e anche in quell’occasione si è parlato di Afghanistan e del libro Missione Incompiuta.

Ecco i prossimi appuntamenti di dicembre:
10/12 Salerno ore 10.30 presso EPT in via Velia
10/12 Catanzaro ore 19 presso spazio natale di Emergency

20/12 Genova presso spazio natale di Emergency
21/12 Trento presso spazio natale di Emergency
22/12 Padova presso spazio natale di Emergency

Roma presso spazio natale di Emergency (data e orario da definire)

A proposito, grazie alla sensibilità dell’editore Lantana, potete comprare Afghanistan Missione Incompiuta presso gli spazi Natale di Emergency, una quota del prezzo di copertina va direttamente ad Emergency, per sostenerne i progetti (ecco qui dove e quando).

 

Oggi 23 a Roma, sabato 26 a Livorno

 

Dopo la bellissima presentazione di ieri alla libreria La Trebisonda di Torino (una delle ultime e sempre più rare librerie “non di catena” in Italia, quindi fuori dalla massificazione delle scelte e delle vetrine), stasera – 23/11 – l’appuntamento è a Stampa Romana, in Largo della Torretta (Campo Marzio – San Lorenzo in Lucina). Sabato 26 invece ci vediamo a Livorno per un doppio appuntamento (ore 17 Libreria Erasmo Via degli Avvalorati, 62 –  ore 20.30 bottega del caffè, apericena solidale per Emergency ; a seguire dibattito con Mario Spallino, Michela Spalletto, Luca Radaelli – organizzato dal locale gruppo dei volontari di Emergency).

Intanto ecco la bella presentazione della serata di stasera a Stampa Romana scritta da Lazzaro Pappagallo, segretario di ASR:

Continua a leggere “Oggi 23 a Roma, sabato 26 a Livorno”

Prossime tappe: Torino e Roma


Dopo Sassari, Cagliari e Milano non si ferma il tour di “Afghanistan Missione Incompiuta”, grazie soprattutto a circoli, organizzazioni, librerie indipendenti, amici e crowdfunder che stanno organizzando presentazioni in tutta Italia. I prossimi appuntamenti sono a Torino, Milano e Livorno.

– Torino 22 novembre ore 18.30 libreria indipendente Trebisonda in via Sant’Anselmo 22, con la collaborazione del gruppo volontari di Emergency, Torino

– Roma 23 novembre ore 18.30 presso l’Associazione Stampa Romana, in piazza della Torretta 36. il segretario di ASR Lazzaro Pappagallo intervista Nico Piro. Qui i dettagli

– Livorno 26 novembre ore 17 Libreria Erasmo Via degli Avvalorati, 62

– Livorno 26 novembre ore 20.30 
bottega del caffè, apericena solidale per Emergency ; a seguire dibattito con Mario Spallino, Michela Spalletto, Luca Radaelli – organizzato dal locale gruppo dei volontari di Emergency

 

“Bisogna andare avanti”

Secondo le agenzie, sarebbero queste le parole che Alessandro Albamonte ha ripetuto a chi gli è vicino nel reparto di rianimazione dell’Ospedale Careggi a Firenze, dove il Capo di Stato Maggiore della Folgore è stato ricoverato d’urgenza dopo l’esplosione di busta-bomba che l’ha gravemente ferito giovedì scorso.
Ho subito scritto della sua vicenda che mi ha coinvolto personalmente, torno a scriverne perchè – al di là del seguire l’evolversi sanitario della vicenda – secondo me questa frase merita una riflessione.

Le parole di Alessandro, un comandante amato dai suoi uomini, giovanissimo per la posizione di comando raggiunta, mi hanno fatto molto pensare. Nell’Italia di oggi divisa come le curve di una stadio, a maggior ragione in un’ambiente con pochi “mezzi termini” come quello militare, sarebbero state concesse parole ben diverse a chi ha subito un attacco tanto stupido quanto vigliacco.
A chi ha subito ferite che purtroppo porterà con sè per il resto della vita sarebbero state concesse parole (ormai pubblicamente “sdoganate”) di rancore e di rabbia, le stesse che – per molto meno – sentiamo per esempio nei dibattiti in tv; dibattiti su temi cruciali per il futuro del nostro Paese mica su una partita di pallone…
Non lo dico solo per parlare della grande umanità di Alessandro che si conferma anche in queste parole, ma per dire che parole del genere vorrei sentirle più spesso in questo Paese. Vorrei più spesso vedere atteggiamenti costruttivi, appunto il guardare avanti…che si tratti di militari, di civili, di politici, di comuni cittadini.

Per il resto, nessuno sa quando il comandante Albamonte potrà uscire da quell’ospedale e quando potrà tornare al suo lavoro. Per questo e di nuovo: Auguri Alessandro!

Auguri Alessandro

Alessandro Abbamonte @np 2009
Alessandro Abbamonte @np 2009

 

Quando oggi (ieri, vista l’ora in cui pubblico) pomeriggio ho visto la notizia del pacco-bomba alla caserma della Folgore lampeggiare sul mio telefonino, la prima cosa che ho pensato è stata: “Che vigliacchi! Che idioti!” sperando che nessuno si fosse fatto male sul serio. Quando poi ho letto il nome del parà colpito, dopo un interminabile attimo di incredulità, a quel punto all’indignazione è subentrato lo scoramento, come quando a soffrire è qualcuno che conosci di persona.
Ho incontrato Alessandro Albamonte la prima volta in qualche punto del deserto dell’Afghanistan occidentale, l’ho rivisto più volte alla base di Herat e forse anche in una fob. I ricordi ora si accavallano senza precisione; parliamo del 2009, il primo impegno afghano della Folgore come brigata e non solo come singole unità.

Pensarlo ora in un letto d’ospedale a lottare in primo luogo per salvare i suoi occhi, con buona parte delle dita delle mani amputate, ustionato al volto, mi sembra così strano sapendo quali rischi lui e i suoi uomini hanno affrontato in Afghanistan e quelli che avrebbe affrontato a partire dai prossimi giorni, quando la Folgore verrà rischierata nel comando Rc-West. Mi sembra questa una beffa, la beffa più amara, che si aggiunge ad danno grave, gravissimo.

Con le persone che incontri in posti remoti e pericolosi, con le persone con cui ha condiviso esperienze in Afghanistan, si crea sempre un rapporto speciale, siano essi militari, operatori umanitari, altri giornalisti. Magari non li vedi per mesi, per anni ma poi li rincontri ed è come fosse stata ieri l’ultima volta, li consideri amici.
Alessandro è tutto quello a cui non pensi quando ti dicono che è un graduato dei parà, lontano dallo stereotipo della montagna di muscoli dalle pose virili; stereotipo che, tra l’altro, ho verificato essere quasi sempre solo tale, roba del passato. Alessandro era stato nominato capo di stato maggiore della brigata alla fine del 2009, giovanissimo, un ragazzo dall’umanità straordinaria, pratico, lontano dai riti e dai formalismi del grado, preparato come conferma la nomina ad un ruolo così importante nonostante, appunto, la giovane età, soli 41 anni.

Non è chiaro se la busta fosse indirizzata a lui o fosse finita genericamente nelle sue mani perchè indirizzata al suo ufficio ma questi ormai mi sembrano solo dettagli. A lui vanno i miei migliori auguri di pronta guarigione, soprattutto di guarigione viste le ferite gravi che ha riportato. Mi scuso con i lettori se ho scritto un post tanto personale, per una volta lascio da parte valutazioni politiche, tecniche, militari su quello che succede o ruota intorno all’Afghanistan come faccio di solito. Ma è quello che oggi sentivo di fare, un post personale appunto, che vorrei sia letto come tale qualunque opinione abbiate sulla guerra in Afghanistan, sui militari che la combattono e sui militari in generale. Un tema, quest’ultimo, che purtroppo continua a far discutere il nostro Paese come ad un’assemblea del liceo di trent’anni fa.

Mi resta solo una domanda: per quanto si possa essere contro la guerra in Afghanistan (pare che nella busta ci fosse un rivendicazione contro tutte le guerre) che senso ha mandare un pacco bomba, che oltre ad un gesto vigliacco è anche un atto indiscriminato che non cambia nulla? Che non porta la pace anzi porta altro dolore e sofferenza su questa terra? Francamente non lo so. E penso che nessuno riuscirà mai a spiegarlo.

Ritorno a casa

Il Generale Rosario Castellano np©09

La missione afghana appena conclusa (aprile-ottobre 2009) dai paracadutisti verrà ricordata probabilmente sia nella storia della Folgore che in quella dell’impegno militare italiano in Afghanistan, per diversi motivi. Mi limito per ora ad enunciarli come argomenti da approfondire – tra questi ci sono sicuramente i fatti del 17 settembre, il peggior attacco subito dalla missione italiana nel paese, quella che molti hanno definito la Nassyria afghana per fare un parallello con il terribile attentato in terra irachena. C’è soprattutto il nuovo “passo” dato all’azione italiana sul terreno (non senza polemiche, seppur meno di quanto ci si potesse aspettare) con la Folgore coinvolta in sei mesi in più “contatti”, alias combattimenti, di tutti i contingenti militari italiani che l’hanno preceduta, messi insieme. In questi mesi, vista anche la popolarità dei parà, il mondo politico ha gareggiato nel portare la “vicinanza” del Paese alle truppe sin dall’inizio della missione; un fatto nuovo nel panorama italiano, c’è poco da dire (tema a parte resta la capacità di affrontare in profondità il dibattito sull’afghanistan del mondo politico nostrano, tutto).

Un fatto nuovo è stata anche la cerimonia di “coming home”, del saluto per il ritorno a casa della brigata sabato scorso a Livorno, coincisa quest’anno con il 67esimo anniversario della battaglia di El Alamein e con il cambio di comando, dal generale Rosario Castellano che abbiamo conosciuto in questi mesi di impegni afghani, dove ha comandato l’RC-West, al generale Federico D’Apuzzo, anch’egli dai recenti trascorsi afghani dove fino a pochi mesi fa è stato consigliere militare alla nostra ambasciata a Kabul. Per la cronaca, entrambi campani.

Definisco un fatto nuovo la festa del 14 novembre, per via delle sue dimensioni (la cerimonia si è svolta allo stadio di

Generale Federico D'Apuzzo np©09

Livorno per poi continuare sul lungomare) e la partecipazione sia di parà (reduci ed ex inclusi) che di pubblico, un qualcosa molto vicino alla tradizione americana di radicamento sul territorio dei diversi corpi militari, direi molto inusuale per il nostro paese. Personalmente è stata l’occasione per rivedere “senza giubotto ed elmetto” (aggiungerei anche sane e salve) molte persone con le quali ho lavorato in questi mesi  sul campo, in condizioni non sempre facili ma devo dire sempre ricevendo una grande collaborazione.  Chissà se, alla luce di questi elementi di novità, in futuro in Italia si potrà affrontare in maniera laica il tema del rapporto militari-società e forze armate-politica  – è una speranza che coltivo da quando mi occupo, via Afghanistan, anche di militari…

Per un breve reportage fotografico sulla festa vedi qui