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Joao Silva: ricominciare a vivere, senza gambe

Queste è un aggiornamento sulla vicenda di Joao Silva, l‘ultima volta che ne avevamo scritto si era appena diffusa la notizia che il fotografo portoghese (diventato famoso in Afghanistan) era saltato in aria su un’IED nel sud dell’Afghanistan mentre era embed con la 101esima aviotrasportata. Silva è vivo, è miracolosamente vivo (grazie anche alle ormai consolidate, nuove strategie di supporto medico sul campo di battaglia) ma ha pagato un tributo altissimo a questo mestiere. Silva ha perso entrambe le gambe sotto il ginocchio. Ora è ricoverato al Walter Reed, ospedale militare di Washington, ormai specializzato in questo genere di ferite di guerra. Sulla sua vicenda segnalo questo approfondimento della NPR ma soprattutto la campagna lanciata qui per sostenere il fotografo e le spese mediche che dovrà affrontare, comprando una stampa di una delle sue foto. Io sto scegliendo quella da ordinare.

Un click per Joao

A rileggerla oggi, purtroppo, la storia professionale del fotografo portoghese Joao Silva suona come una sorta di segno premonitore; noto per essere uno dei quattro fotoreporter del “bang-bang club” che si dedicarono a coprire la violenza di strada nel Sud Africa del post-aparteheid negli anni ’90.

Joao Silva è stato gravemente ferito nella provincia di Kandahar, saltato su una mina mentre era al seguito della quarta divisione di fanteria dell’esercito americano. Lo ha reso noto il New York Times, per conto del quale era in Afghanistan. La dinamica dell’incidente non è chiara e forse non lo sarà fin quando – speriamo presto – Joao sarà in grado di raccontarla. Soprattutto per chi lavora con le immagini ed ha bisogno di spostarsi alla ricerca di cambi di campo e inquadrature alternative, lavorare al seguito delle truppe in Afghanistan è sempre più rischioso soprattutto quando si avanza anticipando la colonna o il convoglio a cui si è aggregati. Soprattutto al sud, favoriti dal terreno piatto (a volte desertico a volte coperto da una fitta vegetazione e dai canali dell’irrigazione, trincee “naturali”) i ribelli ricorrono in maniera sempre più massiccia agli IED, gli ordigni nascosti e sempre meno individuabili. Ormai il loro potere esplosivo è cresciuto talmente tanto da non rendere indispensabile l’ “imbottitura” con schegge metalliche e chiodi che ne aumentano la forza distruttrice (come sparare migliaia di proiettili in ogni direzione, allo stesso momento) ma le rendono anche visibili ai metal-detector. L’incidente è avvenuto nel distretto di Arghandab, l’area che gli americani da mesi stanno provando a riportare sotto controllo con piccole operazioni diffuse, dopo il fallimento della spettacolare quanto vana offensiva della relativamente poco distante Marja nel febbraio scorso

Silva è l’ennesimo giornalista che viene seriamente ferito (o muore, per fortuna non è questo il caso) durante un embed sul mobile e sfuggente fronte afghano. Non è chiaro quanto gravi siano le ferite riportate da Silva, ferite che sarebbero concentrate alla gambe. Il sito di Silva racconta del suo straordinario lavoro, visitarlo è forse l’unico modo che abbiamo per stargli vicino in un momento del genere.