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Sudan, cuore d’Africa

Il mio viaggio in Sudan per i dieci anni del centro di cardiochirurgia “Salam” dell’organizzazione Emergency, l’ospedale che pratica chirurgia specialistica in condizioni tanto difficili è un’eccellenza italiana in Africa.

Ecco i miei pezzi

Mo-Jo/Mobile Journalism

Mo-Jo/Mobile Journalism

IMG_20160131_140853In vista del corso sulla phone-o-graphy che si terrà all’Associazione Stampa Romana il prossimo 11 e 12 aprile (qui i dettagli) sul blog della Beastgrip, una delle start-up più dinamiche nel mondo dell’uso degli smartphone per il video, è stata pubblicato un case history con una mia testimonianza.
Cliccate qui per leggere l’articolo in originale, che di seguito traduco in italiano omettendo la fin troppo benevola presentazione che mi hanno dedicato.
A proposito i posti disponibili per il corso stanno finendo, per cui se vi interessa affrettatevi (per ora il corso è destinato solo ai giornalisti iscritti a Stampa Romana).

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Casino generale

Prendere un generale che ha passato gran parte della sua carriera ad occuparsi di armi, munizioni, artiglieria nell’esercito americano; mandarlo a Kabul per addestrare le truppe afghane ad usare i nuovi (multi-milionari) veicoli blindati in arrivo dall’America; fargli un’intervista.

Il risultato di questi tre fattori combinati? Un altro strappo politico-diplomatico-umano tra il governo Karzai e gli Stati Uniti. Ed è proprio quello che è accaduto dopo l’intervista del Generale Fuller (vice-capo della missione Isaf di addestramento delle truppe afghane) al ben seguito sito web americano Politico.com. Un’intervista nella quale tutto sommato Fuller ha solo raccontato una triste verità, certo peccando in diplomazia.
Secondo il generale a due stelle il governo afghano non sembra rendersi conto degli sforzi americani in termini di vite umane e in termini economici (la missione di addestramento costa circa 12 miliardi di dollari all’anno) nonostante una drammatica crisi mondiale: “Gli afgani pensano che le strade americane sono lastricate d’oro e che noi tutti viviamo ad Hollywood!”
Commenti arrivati subito dopo le parole di Karzai su una guerra americana contro il Pakistan (con la promessa di supporto afghano al Pakistan!) e quindi frutto dell’irritazione di un generale che ha passato gran parte della sua carriera in un ufficio e ne sa poco di diplomazia internazionale  ma che (sfogo o meno) raccontano bene di come stiano andando – anche in campo militare – i rapporti tra occidentali e afghani quando si tratta di aiuti economici.
Fuller parla di richieste frutto di una mentalità plasmata dagli aiuti sovietici fatti di carri armati e aerei da caccia donati pur senza avere i fondi per curarne la manutenzione e trasformatisi in rottami. Un rapporto che Fuller descrive come la storia di quello che chiede da mangiare e vuole del pesce: “Quale pesce? Il pescespada perchè il merluzzo non mi piace…ma il merluzzo è sul menù di oggi!”.

Gli Stati Uniti e gli afghani sono ai ferri corti su questo punto, gli americani non vogliono dare a Kabul mezzi costosi che finirebbero poi in rovina senza la giusta manutenzione. Sta cedendo su alcuni punti come i costosi blindati arrivati di recente ma mostrati alla stampa su un camion perchè gli afghani non sanno ancora guidare veicoli così sofisticati. Ma il problema generale resta ed è un problema che può essere esteso a tutto il rapporto tra afghani e occidentali in termini di aiuti allo sviluppo. Da un lato c’è l’idea che gli occidentali sono illimitatamente ricchi, dall’altra c’è il tentativo di dare in maniera giusta ma badando ai propri interessi. Di mezzo c’è la complessa mentalità afghana in fatti di mediazione e il cancro della corruzione. Un puzzle difficile da ricomporre.

A proposito, e Fuller? E’ stato rimosso dall’incarico. Se ne torna a casa con una brutta figura ed un grosso vanto, dal bilancio di previsione del 2012 era riuscito a stornarnare un miliardo e seicento mila dollari di spese che non riteneva utili.

Guerriglia contro guerriglia nel Nord

Marjah ©Isaf 2010
Marjah ©Isaf 2010

Mentre Karzai, in una delle sue rarissime uscite dalla capitale (o meglio dal suo palazzo), visita quella Marjah appena riconquistata dagli occidentali per conto dell’esercito afghano e si sente fare “incredibili” richieste dagli anziani incontrati nella moschea (sanità, scuole e l’intervento delle truppe afghane non della polizia nè degli americani per le perquisizioni notturne delle case), nella provincia di Baghlan sta succedendo qualcosa di molto comune nella storia afghana ma assolutamente nuovo nella storia recente della guerriglia anti-governativa. Da ieri “higs” ovvero combattenti di Hibz-e-Islami, la potente fazione anti-governativa guidata dal signore della guerra Heckmatyar (“l’ingegnere”), si stanno scontrando con un gruppo talebano.
Ci sarebbero sin’ora una sessantina di arresti effettuati dai talebani (higs finiti in manette – higs è il nomignolo utilizzato dagli americani per indicare i combattenti di questa fazione) e una cinquantina di vittime, tra le quali al solito anche civili. Si sa ben poco, in realtà, di quello che sta succedendo ma il motivo dello scontro potrebbe essere l’incasso delle tasse che la guerriglia impone sui villaggi dove non c’è controllo da parte del governo. La provincia di Baghlan è strategica per la sua posizione lungo la principale strada che collega la capitale con il nord del Paese.

Intanto mentre emerge il racconto di un “miracolo” afghano (un pilota britannico di CH-47 impegnato in un evacuazione medica, atterrato in mezzo ad una battaglia e colpito alla testa da un proiettile fermatosi nel suo casco – storia emersa perchè a bordo c’era un documentarista di Discovery Channel), c’è una notizia la cui portata sembra sfuggita ai più forse perchè necessità di ulteriori chiarimenti. Su proposta del generale Petraeus, capo del Centcom, il generale McChrystal che guida la missione Isaf ed ha reinventato la dottrina militare occidentale nel paese vedrà la propria autorità crescere e sarà il primo comandante delle due missioni (Isaf ed Enduring Freedom) ad avere praticamente il controllo di tutte le truppe in campo con alcune piccole eccezioni, per esempio le forze speciali americane. Potrebbe essere un passo avanti nel chiarire la confusione tra missioni diverse sullo stesso terreno, ma bisognerà comprendere bene la portata della decisione. A proposito di McChrystal, ecco la sua prima intervista ad un quotidiano italiano.

Nella provincia di Helmand ©Isaf 2010
Nella provincia di Helmand ©Isaf 2010

Sempre McChrystal, a  cui va riconosciuto il merito di aver individuato e corretto molti degli errori strategici della missione occidentale, ha finalmente emesso (dopo quella del luglio scorso sui bombardamenti aerei) una nuova direttiva sui cosiddetti night-raids, le perquisizioni notturne che tanta rabbia hanno creato tra la popolazione afghana.
Secondo la nuova direttiva, azioni del genere dovranno essere condotte solo in presenza di truppe afghane che dovranno essere le prime ad entrare nelle case e e con la presenza personale femminile per eventuali perquisizioni di donne.

“In the Afghan culture, a man’s home is more than just his residence … He has been conditioned to respond aggressively in defense of his home and his guests whenever he perceives his home or honor is threatened,” scrive McChrystal “In a similar situation most of us would do the same.”

Rifinanziamento della missione, parla Gino Strada

Mentre in parlamento va avanti l’iter per il rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan, parla Gino Strada. Ecco l’intervista tratta da CNR media

Gino Strada, con che animo vive questo nuovo voto del Senato che rifinanzia la missione italiana in Afghanistan?

“Vivo questo voto con l’animo disgustato da questa classe politica, che definisco di delinquenti politici. Perché quando una classe politica, la stragrande maggioranza del parlamento, vota contro la Costituzione del proprio paese, delinque contro la propria Costituzione, quindi il termine è appropriato. Oltre questo c’è lo sdegno per chi non vuol vedere la strage di civili che sta avvenendo in questi giorni, proprio in queste ore, dove si stanno compiendo crimini di guerra inauditi. Non solo si massacrano civili ma si impedisce che i feriti vengano evacuati negli ospedali. Di questo, ovviamente, abbiamo numerose testimonianze, da parte dei pochi che sono riusciti a superare i cordoni che le forze di occupazione hanno disposto intorno ai luoghi dei bombardamenti. Chiediamo ancora, con forza, che si apra un corridoio umanitario per soccorrere la popolazione civile di Marjah”.

Il Ministro La Russa ha detto che i nostri aerei non possono commetteri gli errori fatti dagli americani che hanno bombardato dei civili.

“Al ministro chiedo, e allora cosa sono i nostri, aerei da turismo? Cosa fanno, portano in giro i turisti a vedere i bombardamenti? Cosa ci fanno gli aerei militari in zone dove si sta bombardano? Sono affermazioni ridicole. Piuttosto, possiamo indicare alcuni dei pericolosi terroristi feriti dalle operazioni militari nella zona di Marjah. Feriti, perché i morti non li vediamo. Un ragazzo di 10 anni di nome Fasel, una bambina di 12 di nome Rojah che stava prendendo acqua al pozzo e si è presa una pallottola in un fianco, Said, di 7 anni, con una pallottola nel torace, un bambino di 9 anni di nome Akter che stava guardando dalla finestra quando gli hanno sparato in testa… questi sono i talebani”.

Pensa che nel nostro paese ci sia una percezione reale di quello che succede in Afghanistan?

“I nostri politici non sanno niente dei talebani, non sanno di cosa parlano. Non saprebbero nemmeno indicare l’Afghanistan su una cartina muta. Purtroppo, questa è la gente che prende decisioni costano la vita a tanti afgani. E che costa una quantità di soldi impressionanti agli italiani. Siamo un paese dove si perdono centinaia di migliaia di posti di lavoro e si buttano via centinaia di milioni in una guerra per sostenere questo piuttosto che quel governo afghano. Mi piacerebbe avere un parlamento decente. Sull’Afghanistan continuano a dire agli italiani bugie clamorose, palle gigantesche. L’unica cosa da fare è smettere di sostenere questa classe politica. Io, personalmente, mi rifiuto di andare a votare. Lo farò quando ci saranno politici degni di questo nome”.

Daniele De Luca CNR media 22/02/10