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La banalità della morte, in guerra

Come ho scritto più volte, la uso perchè è necessaria per farsi capire in un servizio magari di un minuto e quindici o in un pezzo di venti righe. Eppure odio la definizione “vittime civili”. Il fatto che un innocente, disarmato, che nulla ha a che fare con le parti in combattimento venga ucciso (magari si tratta anche di un bambino o di una donna, di un anziano non in età combattente) per è un segno di grande inciviltà, l’esatto opposto di quello che questa definizione “tutta-pulita” ci suggerisce. Al riguardo, oggi rilancio un video pubblicato poche ore fa da WikiLeaks un sito che si mette a disposizione di chi voglia diffondere “indiscrezioni” e “verità” su episodi politico-militari e similari, senza esporsi personalmente.

Nel video, registrato da uno degli Apache in servizio nel cielo di Baghdad nel 2007, si vede l’attacco ad un gruppo di civili – tra loro due stringer della Reuters, stimatissimi colleghi, le cui macchine fotografiche e telecamere (sempre lo stesso film no?) vengono scambiate per armi – è la scusa per avviare l’attacco.
Penso sia difficile immaginare persino i buchi che il cannoncino di bordo dell’Apache ha lasciato su quei corpi. Quando il convoglio di terra con bradley e humvee arriva sul posto troverà anche due bambini, feriti ma ancora in vita. Il contesto è quello di un colosso militare, quello americano, ormai sull’orlo di una crisi di nervi nel suo anno peggiore in Iraq, una guerra nel quale stava affondando dopo la scellerata invasione del 2003. Lo dico per dare il giusto contesto ad un video che altrimenti sembra venuto fuori da un videogioco. Dedicate 17 minuti a questa visione, ne vale la pena. E’ un grande esempio (reale) di quanto la morte in guerra possa essere “banale”, avvenire in un attimo, arrivare dall’alto senza nemmeno potersi chiedere “perchè proprio io?”.

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SINTESI: IL MIO SERVIZIO DAL TG3

Ps: sembra quasi di vedere la stessa scena (ma senza elicottero) nei pressi di Gardez, Afghanistan nel febbraio scorso (vedi post sotto)