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“Noi, le altre”

Storie di donne da Kabul, donne altre rispetto allo stereotipo del burqa

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Latifa, l’unica pilotessa dell’aviazione afghana; Robinà, la prima atleta a rappresentare l’Afghanistan alle olimpiadi nonostante le minacce che la inseguono ancora oggi che corre per un seggio al parlamento; le studentesse del nuovo conservatorio di Kabul che ogni giorno sfidano lo “stigma” che grava sulla musica, attività considerata sconveniente nel Paese dopo i divieti degli anni buii dei talebani. Con loro, le insegnanti venute dall’estero per ricostruire il patrimonio musicale afghano, distrutto da trent’anni di guerra.

Di queste donne, diverse dallo stereotipo afghano del burqa, racconta il reportage di Nico Piro per la fotografia di Valter Padovani “Kabul: Noi, le altre” in onda sabato sera alle 0.45 su RaiTre, numero monografico di Agenda del Mondo, il settimanale di esteri del Tg3 a cura di Roberto Balducci.

Ma tra “le altre” ci sono anche Rahianà, bambina di strada che raccoglie carta-straccia per strada ma sogna di fare il medico, Dihà e Gulandom che hanno trovato la forza di fuggire alle violenze delle famiglie, dai mariti, dei padri, perchè vogliono una vita diversa.

Storie che si stagliano sullo sfondo di una possibile trattativa tra talebani e governo Karzai per chiudere una guerra che nessuno riesce a vincere, trattativa nella quale proprio i diritti delle donne rischiano di essere una delle partite di scambio.

“Kabul: Noi, le altre” in onda sabato sera alle 0.45 su RaiTre

Un ballottaggio “sballottato”

Come era facile prevedere (vedi qui e altri post di questo blog) il ballottaggio per l’elezione del presidente dell’Afghanistan non si terrà o se mai si dovesse svolgere non sarà che un proforma. Diventato quest’estate, a sorpresa, l’avversario più quotato del presidente Karzai, arrivato al secondo turno grazie alla revisione del voto che – durata più o meno due mesi – ha tolto a Karzai causa brogli oltre 5 punti percentuale, il Dr. Abdullah questa mattina si è ritirato dalla competizione. Nei giorni scorsi aveva chiesto la rimozione dei funzionari coinvolti nei brogli oltre al presidente della commissione elettorale. Non ritiene che ci siano le condizioni per un processo elettorale affidabile.

In realtà tecnicamente Abdullah non può ritirarsi nè ha chiesto ai suoi sotenitori di boicottare il voto ma la sua uscita di oggi ha un forte valore politico perchè toglie a Karzai la possibilità di riaccreditarsi politicamente. In particolare gli americani hanno voluto il ballottaggio affinchè Karzai ne potesse uscire rilegittimato dopo i brogli estivi che hanno minato un presidente già a corto di autorità ed autorevolezza. Un ballottaggio che tutti sapevano non si sarebbe svolto ma – si ipotizzava – grazie ad un accordo di coabitazione al potere tra i due, dando così spazio al nuovo (Abdullah) e ad i suoi tagiki ma garantendo una continuità più credibile a Karzai e ad i suoi pashtun. Od almeno a questo avrebbe lavorato, dietro le quinte, la macchina della diplomazia internazionale nelle ultime settimane.
Nessuno, però, si sarebbe aspettato l’uscita di Abdullah; uscita che non poco ha fatto arrabbiare gli americani (vedi il commento di Hillary Clinton con o senza Abdullah, non si toglie credibilità al voto).

Perchè Abdullah si è ritirato? Il quadro è talmente confuso è che l’unica certezza di cui disponiamo è che Karzai continuerà ad essere presidente per altri cinque anni. Anche se si votasse in condizioni normali (fraud-free) è chiaro che Abdullah, fosse solo per motivi etnici, non partirebbe avvantagiato e il favorito rimasto comunque Karzai.
E allora Abdullah potrebbe essersi ritirato per provare a salvare una trattativa (arenata, altrimenti avrebbe prodotto risultati giorni fa) per un governo di co-abitazione oppure perchè di trattativa non c’era più speranza e bisognava salvare la faccia. Di certo ha prodotto un danno forte soprattutto agli americani, che ricordiamolo hanno posposto ogni decisione sull’invio di nuove truppe proprio al dopo elezioni, perchè la nuova strategia del generale McCrhystal può essere vincente solo se c’è un governo credibile e non corrotto.

Cosa succederà adesso? In questa situazione nebulosa è difficile dirlo. L’Onu invoca una soluzione “legale” ovvero leggi “politica”, la commissione elettorale e il comitato di Karzai dicono che si voterà lo stesso per un voto farsa che metterebbe a rischio, di nuovo,  altre vite – con i talebani che minacciano un’ondata di attacchi. C’è da considerare che nonostante le rassicurazioni e gli appelli di Abdullah non è escluso che si arrivi a violenze di piazza soprattutto nel nord, con i suoi sostenitori arrabbiati con il governo. Comunque sia, se non si trova una soluzione politica a perdere saranno tutti: la famiglia Karzai si arrichirà per un altro po’ di anni mentre gli viene meno la terra sotto i piedi con i talebani che avanzano; Abdullah da astro (ri)nascente passerà per un’inaffidabile. Gli occidentali non sapranno più con chi dialogare e la guerriglia si avvantaggerà – come ha fatto sin’ora – dell’odio della popolazione verso un governo corrotto.

Per  fortuna in Afghanistan, le sorprese sono sempre possibili – non necessariamente positive – ma possibili anche in maniera clamorosa.
Mi viene in mente l’intervista ad Ashraf Ghani, girata dopo il voto, nella quale il candidato più illuminato del panorama politico afghano mi disse che l’unica soluzione non poteva che essere un accordo politico. Peccato che per fare gli accordi – aggiungo oggi – bisogna essere almeno in due e pensarla più o meno alla stessa maniera.

Ballottaggio, un prezzo che nessuno può pagare

Alla fine il verdetto è arrivato: i brogli a favore di Karzai sono stati tali da spingerlo ben oltre il 50%, estesi ad almeno 210 sedi elettorali (polling station, ovvero gruppi di seggi). La ECC, la commissione mista afghana e multinazionale, per i reclami elettorali l’ha riportato al 49% dal 54,6% facendo risalire il suo principale sfidante il Dr. Abdullah dal 28 al 31% circa, in altre parole ha stabilito che si andrà al ballottaggio. Per una sintesi della notizia vedi qui (in inglese molto interessanti le dichiarazioni in video sulla “spalla” destra della pagina) e vedi qui in italiano, io volevo però ragionare su alcuni punti di tutta questa vicenda.


I brogli.
E’ apparso chiaro sin dai primi giorni del primo voto e poi sempre più a settembre, che le frodi elettorali fossero state condotte su vasta scala in particolare nelle province del sud e dell’est dove le drammatiche condizioni di sicurezza hanno spinto molti a restare a casa e la polizia o i collaboratori dei governatori nominati da Karzai hanno “imbottito” le urne elettorali semi-vuote. Insomma era chiaro da subito che c’erano margine per un ballottaggio non c’era però certezza che la ECC, la commissione brogli, avesse la forza politica per farlo. E non a caso lungo la strada verso l’annuncio di oggi si sono consumati non pochi strappi dalla commissione dell’Onu che ha visto rimosso il suo vice (l’americano Galbraith che chiedeva un riconteggio più esteso per arrivare al ballottaggio) agli americani che solo pochi giorni fa avevano annunciato lo stop ad ogni decisione su più truppe e nuova strategia se non si fosse prima saputo “nome e cognome” del nuovo governo afghano. Altra “vittima” lungo la strada, Richard Holbrooke, l’inviato speciale di Obama per Afghanistan e Pakistan che dopo aver mandato a quel paese Karzai il giorno dopo il voto, letteralmente alzandosi da tavola durante una colazione di lavoro “tirandogli dietro” accuse di brogli. Non a caso oggi al fianco del presidente uscente, c’era un inedito Kerry (ex-candidato presidenziale Democratico) in versione afghana.

La praticabilità del ballottaggio. Per quanto sia stato convinto che ci fossero i margini per arrivare al ballottaggio una volta “scremati” i dati, sono scettico sullo svolgimento effettivo del secondo turno. Ecco che cosa me lo fa pensare:

– non ci sono i tempi tecnici riallestire i seggi; due settimane non sono sufficientia ridistribuire in tutto il paese le schede, i tavoli, le sedie, le urne (che non dimentichiamolo sono state ritrasportate a Kabul per i riconteggi)

– il clima è già sfavorevole in molte aree montane del paese dalla provincia di Ghor al Badakshkan che per larga parte “chiudono” per neve durante l’inverno; si tratta per giunta di aree per lo più favorevoli ad Abdullah

– è ormai chiaro che le frodi elettorali sono stati quei “brogli di stato” di cui Abdullah aveva parlato per la prima volta proprio al Tg3 pochi giorni dopo quel 20 agosto, non è escluso quindi che possano tranquillamente ripetersi

– nonostante l’avvicinarsi dell’inverno, tradizionalmente, plachi le attività della guerriglia, una nuova giornata del voto rappresenterebbe un nuova ribalta mediatica internazionale per i talebani…quindi nuove vittime e nuovi attacchi contro le forze di sicurezza locali e le truppe internazionali

– il primo turno ha visto una partecipazione di poco superiore al 30%, al secondo turno non potrà che essere inferiore per tutte le difficoltà sopra elencate, di quanto? Se sarà di molto più bassa, sarebbe la certificazione del fallimento del processo democratico afghano

E’ per questo che credo che si arriverà ad un governo di “unità nazionale” ovvero ad un cambiamento de facto della costituzione (rigidamente pensata dagli americani per “un uomo solo al comando”, modulo ormai fallito) con la nomina del Dr. Abdullah a capo di gabinetto, chief of staff o qualsiasi ruolo tecnico che di fatto sia quello del premier e magari anche con il recupero di Ashraf Ghanì (anche per meglio bilanciare l’etnica pasthù). I due candidati ai quali Karzai, pochi giorni prima del voto, aveva offerto ruoli di primo piano in un nuovo governo, offerte respinte al mittente. Adesso un accordo del genere potrebbe servire a dare un governo al paese almeno fino a maggio (prima data utile per il secondo turno), un governo “invernale” (simile ai nostri “balneari”) che potrebbe però durare per tutta la legislatura. O almeno questa è l’unica speranza dell’occidente e “dei” Karzai.

Sabato l’annuncio del ballottaggio?

Tra qualche giorno, probabilmente sabato, la commissione elettorale e la commissione per i brogli (la ECC) dovrebbero annunciare i risultati definitivi delle elezioni presidenziali del 20 agosto scorso. L’annuncio potrebbe essere quello di un secondo turno, lo si era già intuito nei giorni scorsi quando il membro afghano della ECC (vicino a Karzai) si era dimesso probabilmente di fronte al quadro che si andava delineando. Quella che sembra una conferma arriva da questa intervista del NY Times con l’ambasciatore afghano a Washington. La vera incognita in tutto questo quadro però è il clima, non il clima politico, quello metereologico. Se il secondo turno non dovesse essere convocato e svolto entro, al massimo, la prima settimana di novembre ampie zone del paese sarebbe impraticabili tra pioggia e neve, vedi la provincia di Ghwor o il Badashkhan, e quindi le difficoltà logistiche “strutturali” nel Paese finirebbero con l’essere moltiplicate.  In altre parole se ne parlerebbe a maggio, con altri mesi di limbo politico che nè il paese in sè nè l’Amministrazione americana (con le sue decisioni sulla nuova strategia McChrystal) potrebbero in alcun modo fronteggiare. Altra ipotesi, quella di un governo di unità nazionale con il ritiro di entrambi i candidati ed il risparmio di svariate milioni di dollari e soprattutto di parecchi morti e feriti per un’altra giornata del voto, all’insegna degli attacchi.

Elezioni, il 10 ottobre il quadro finale

Secondo fonti consultate da noi oggi a Kabul, la ECC la commissione brogli dovrebbe compleare il suo lavoro di verifica (che sta procedendo a campione) in tempo utile per l’annuncio dei risultati definitivi il giorno 10 ottobre (in realtà ieri era circolata la data del 7, ma quella del 10 appare più credibile). L’eventuale ballottaggio dovrebbe tenersi entro due settimane e sarebbe già al limite rispetto alle condizioni climatiche di alcune province, in primi il Badaskhan. Mentre scrivo vedo che anche l’Ansa poco fa ha pubblicato l’indiscrezione sulla data del 10 e c’è quindi una conferma. Per un quadro sulle elezioni vedi questo post di pochi giorni fa.

Intanto la BBC rilancia un’indiscrezione che aveva già scritto tra le righe un po’ di giorni fa, questa volta con un bel “titolo”. L’indiscrezione riguarda la rottura tra l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Kai Eide, ed il suo vice l’americano Galbraith…proprio sul tema del riconteggio dei voti.

Elezioni afghane, verso il ballottaggio?

Le presidenziali afghane restano sospese nel limbo dell’indeterminatezza di risultati “provvisori”, ovvero quelli che commissione brogli (ECC) sta provando a scremare da schede frutto palese di frodi elettorali. Quella della ECC è una corsa contro il tempo perchè vasta parte dell’Afghanistan “chiude” alla fine di Ottobre, ovvero alle difficoltà tecnico-logistiche determinate dalle caratteristiche orografiche afghane e dall’assenza di strade già viste in agosto (ricordate i tremila asinelli che, per esempio, in Badakshan hanno portato le urne, i tavoli, le sedie, le schede fino ai seggi?) si aggiungerebbero quelle determinate dall’avvicinarsi dell’inverno (in Afghanistan sono già cominciate le prime pioggie “alluvionali”, le cosiddette “flash flood”) con pioggia e neve che rendono impraticabili intere province. In pratica un eventuale secondo turno se non si tenesse entro la fine di ottobre, dovrebbe essere previsto a maggio con, di mezzo, mesi di incertezza politica.

In altre parole non è un caso che la ECC abbia scelto di procedere a campione (vedi qui) ma solo tra i seggi con il 100% o più dei votanti o dove un singolo candidato si è aggiudicato tutti i voti o quasi. Si prova a fare presto, il prima possibile, anche se non è detto che questo processo toglierà a Karzai voti a sufficienza per farlo scendere sotto la soglia del 50% e quindi per obbligarlo al ballottaggio. E’ chiaro che gli americani vorrebbero il secondo turno, che potrebbe servire tanto a rilegittimare Karzai quando a proporre un’alternativa vera al presidente, nella persona del Dr. Abdullah. Di certo Karzai (con il suo governo incapace e corrotto) al momento, assieme ai talebani, è il principale ostacolo alla nuova strategia di counter-insurgency che il generale McChrystal sta provando ad attuare per vincere la guerra. In pratica, il punto è sempre lo stesso: perchè gli afghani, nelle aree “calde” dovrebbero scegliere di schierarsi con il governo, con il presidente, se in realtà l’apparato statale è corrotto e prepotente?
Un punto questo che ha fatto superare un altro tipo di remora sull’eventuale ballottaggio, ovvero quella sulla sicurezza. Perchè è evidente che altre settimane di campagna elettorale ed un altro giorno del voto, offrirebbero alla guerriglia un nuovo palcoscenico mediatico internazionale e decine di nuove occasioni di attacco, tra obiettivi fissi (i seggi) e mobili (i convogli elettorali e non).
C’è da dire comunque che in questo quadro così confuso, secondo indiscrezioni diplomatiche, gli Stati Uniti sono convinti che a vincere, al primo od al secondo turno che sia, sarà sempre Karzai (vedi anche qui) ed ormai hanno ripreso a ragionare con lui sui “prossimi passi”. Non è chiaro però con quanta convizione.

I dati. Gli ultimi risultati diffusi risalgono al 26 settembre (in ampio ritardo rispetto a quanto previsto dal regolamento elettorale e comunque con la mancanza delle province di Paktika, Nangarhar, Kandahar e Ghazni). Vedono Karzai al 54,6% con circa 3 milioni di voti ed il Dr. Abdullah a quota 27,8% con circa la metà dei voti ricevuti. Per avere un quadro dei risultati (vedi la sorpresa Bashardost) bisogna cliccare qui ma la pagina più interessante è questa, dove è possibile accedere ad una mappa interattiva e vedere i risultati provincia per provincia.

L’affluenza. Il dato più deludente di queste elezioni che la comunità internazionale si è affrettata a definire una vittoria, è proprio l’affluenza pari al 37.83% (62.6% uomini, 38.4% donne).

Le accuse di brogli emerse sin’ora ai danni del Presidente e del suo apparato sono, comunque, talmente estese che sollevano un dubbio anche sulla possibilità di far svolgere regolarmente il secondo turno. Si parla, nelle province dove in pochissimi sono andati a votare per motivi di sicurezza (da Kandahar a Ghazni) di urne vuote ma sistematicamente riempite con schede votate da funzionari e impiegati statali, in primisi poliziotti. In altre parole le accuse del Dr. Abdullah stanno trovando conferma. Il più quotato avversario di Karzai aveva sin dal dopo voto aveva denunciato brogli ma in questa intervista al Tg3 passa dal generico ad una specifica accusa contro il presidente. Non a caso, poi l’intervista è stata ripresa da una delle più importanti agenzie di stampa del mondo, l’Associated Press in questo lancio del 29 agosto scorso che non avevo sin’ora avuto l’occasione di pubblicare:

Karzai widens lead in Afghan election race

By JASON STRAZIUSO and ROBERT H. REID= Associated Press Writers= KABUL (AP) _ President Hamid Karzai widened his lead over his main challenger in the latest election returns, creeping toward the 50 percent mark that would enable him to avoid a run-off in the divisive presidential contest.
Karzai’s top challenger, former Foreign Minister Abdullah Abdullah, stepped up his fraud charges Saturday, raising doubts whether his followers would accept the incumbent if he wins in the first round.
Accusations of fraud in the Aug. 20 vote have poured into the Electoral Complaint Commission, which must investigate the allegations before final results can be announced.
Fraud allegations from Abdullah and other presidential candidates as well as low turnout in the violent south could strip the election of legitimacy, not only among Afghans but also among the United States and its international partners that have staked their Afghan policies on support for a credible government.
A widely accepted Afghan government is one of the pillars of President Barack Obama’s strategy to turn the tide of the Taliban insurgency. The election controversy has boiled over at a time of rising U.S. and NATO casualties, undermining support for the war in the U.S., Britain and other countries with troops here.
British Prime Minister Gordon Brown paid a surprise visit Saturday to British troops in southern Afghanistan’s Helmand province, hoping to counter critics who accuse his government of failing to support Britain’s mission here. A British Marine was killed by a bomb in Helmand on the day of the prime minister’s visit, the Ministry of Defense said in London.
Figures released Saturday showed Karzai with 46.2 percent of the votes against Abdullah’s 31.4 percent. The results are based on 35 percent of the country’s polling stations, meaning the percentages could still change dramatically.
Few results have been announced from northern Balkh province, where Abdullah was expected to run strong, and from some southern Pashto-speaking provinces where Karzai draws his support.
Karzai’s aides appeared confident that the president would score a first-round victory and avoid a run-off, which would probably be held in October if needed.
By contrast, Abdullah has been stepping up his charges, telling Italy’s RAI television that Karzai was responsible for “state-crafted, massive election fraud.” Abdullah’s drumbeat of allegations appear aimed in part at the United States and its allies, which would face some hard choices if a substantial number of fraud complaints are found to be true.
“If we allow he who robbed the votes of this country to move forward, we would give the Afghan people a future that they do not want to see, and I think this goes also for the international community,” Abdullah said in the Italian interview.
Abdullah said he would keep his protests “within the confines of the law.” “But the fact is that the foundations of this country have been damaged by this fraud, throwing it open to all kinds of consequences, including instability,” he added.
“It is true that the Taliban are the first threat to this country, but an illegitimate government would be the second.” International officials _ including Obama, the top U.N.
official in Afghanistan and the European Commission _ were quick to congratulate Afghans for pulling off the vote in the face of Taliban threats and violence.
But the massive fraud allegations that have surfaced since then have cast a dark shadow over the process, and some officials are withholding judgment on whether the election was credible.
The U.S.-funded International Republican Institute, which sent 29 international observers to monitor the balloting, urged authorities Saturday to ensure that “all complaints” be examined “in a prompt, fair and transparent manner” so the results will be accepted by most Afghans.
Senior officials from 27 countries _ including special U.S. envoy Richard Holbrooke _ are to meet in Paris on Wednesday to discuss Afghanistan, and the disputed election is likely to dominate the agenda.
During his visit with British forces, Brown promised to provide more equipment to help his soldiers cope with Taliban roadside bombs, the major threat to NATO forces.
More than 200 British soldiers have been killed in Afghanistan since the war began in 2001 _ more than Britain lost in the Iraq conflict.
“Let me pay tribute to the courage, bravery, professionalism and patriotism of our forces,” Brown told the troops at the British base in Lashkar Gah, capital of Helmand province. “I think our forces have shown extraordinary courage during this period. They know the reason why we are here and that is our security at home depends on a stable Afghanistan, no return of the Taliban, and no role for al-Qaida in the running of Afghanistan.” Brown called for speeding up the training of Afghan forces so they can play a bigger role in fighting the Taliban.
Britain has about 9,000 troops in Afghanistan, compared with more than 60,000 Americans. Obama

Karzai in Tv, Dostum in “campagna”

E’ tornato a Kabul, dopo circa un anno di auto-esilio in Turichia, il terrore di Sheberghan (l’uomo capace di terrorizzare fino alla morte con un semplice sguardo, “terrore” quando era nei corpi speciali dell’esercito filo-sovietivo, poi terrore di tutti le parti in conflitto negli ultimi trent’anni – perchè si è schierato con tutti e contro tutti – da ultimi i talebani che è accusato di aver massacrato una volta catturati) ovvero il signore della guerra Dostum. Si completà così il quadro multietnico di signori della guerra al fianco di Hamid Karzai nel suo (disperato?) tentativo di evitare il ballottaggio alle prossime elezioni presidenziali afghane.

Mentre Dostum tornava in patria (vedi qui il servizio del Tg3), Karzai sfidava in tv gli altri candidati alla presidenza. Nonostante le dure regole della moderazione che impedivano un vero e proprio “faccia a faccia”, Karzai è stato attaccato sia da Ashraf Ghani e da Ramazan Bashardost che l’hanno accusato di inefficienza e di guidare un apparato statale corrotto.
Karzai ha difesto i suoi anni al governo parlando di un Afghanistan più ricco e acusando le truppe occidentali (vedi qui). Intanto il capo dei servizi segreti afghani ha annunciato (senza precisare in quali distretti) una tregua elettorale nel sud, Karzai ha bisogno dei Pasthu, l’etnica a cui appartiene concentrata però nelle roccaforti talebane dove non solo lo scontento verso il presidente (per motivi diversi, opposti) è altissimo ma dove la sicurezza è un miraggio che impedirà ai più di andare a votare. Al proposito è interessante questa mappa del Washingon Post, date un occhio verso le provincie del sud-ovest

Per vedere estratti del dibattito (in inglese) clicca qui

Ops…
nella fretta non ho segnalato che al dibattito mancava il Dr. Adullah che ha in pratica fatto come Karzai che circa un mese fa si era rifiutato di partecipare al dibattito ospitato da ToloTv. Questa volta invece ci ha pensato la tv di stato la RTA, preferita da Karzai perchè considerata più equilibrata ma che secondo la media commissione elettorale ha dedicato il 70% delle notizie sul voto proprio al presidente in carica

Elezioni afghane, istruzioni per l’uso

Sono state aggettivate in ogni modo per sottolinearne il valore storico, di certo dagli esiti delle elezioni presidenziali e provinciali di giovedì 20 agosto si potrà leggere il futuro prossimo dell’Afghanistan; a contare non sarà tanto la vittoria di questo o di quel candidato quanto il numero degli afghani che si recheranno alle urne (ennesimo test della pazienza per un popolo provato da tre decenni di guerre e otto anni di promesse mancate) e gli episodi di violenza che caratterizzeranno il voto (i talebani hanno affermato di voler impedire il voto). Sono elezioni cruciali anche per l’occidente che si attende qualche segnale di speranza e qualche bella immagine da mandare in tv per continuare a sostenere con le singole opinioni pubbliche nazionali la missione afghana segnata dal crescente numero di militari caduti, vittime civili e una ricostruzione che resta un miraggio.

Ecco un quadro con i dati più rilevanti sulle consultazioni elettorali, le seconde dopo quelle del 2004.

Le urne resteranno aperte solo il 20 agosto, dalle 7 alle 16, i seggi – almeno sulla carta – saranno 7000 ma secondo la commissione elettorale c’è il rischio che il 10% non apra perchè è impossibile garantirne la sicurezza. Gli elettorali usciranno dai seggi con un dito macchiato di inchiostro indelebile, per evitare tentativi multipli di voto in un paese dove l’anagrafe non esiste.  Potranno andare a votare 17 milioni di elettori (nel 2005 erano 12) ovvero coloro i quali si sono “registrati” nei mesi scorsi come nuovi elettori oppure negli anni precedenti. Purtroppo i dati sugli elettori registrati variano di provincia in provincia e raggiungono livelli minimi nelle roccaforti talebani del sud. La popolazione in Afghanistan è pari a circa 33 milioni di persone, un terzo dei quali sono analfabeti.

Si voterà
sia per eleggere il presidente della Repubblica Islamica d’Afghanistan (scheda verde) che per eleggere i membri dei consigli distrettuali (scheda marrone). I seggi in palio sono oltre 400 per oltre 3000 candidati (sono 34 le provincie afghane, che in realtà sono entità territoriale ed amministrative paragonabili alle regioni italiane). Alle provinciali ci sono le “quote rosa” pari a circa il 25% degli eletti. I candidati alle presidenziali (dopo qualche ritiro delle ultime settimane) sono 36 ma in realtà la corsa è ristrettera a meno di cinque tra loro, con in testa il presidente Karzai. Oltre a lui, solo l’ex-ministro degli esteri Dr. Abdullah Abdullah, l’ex-ministro della pianificazione Ramazan Bashardost e l’ex-ministro delle finanze Ashraf Ghani sono considerati in grado di superare una soglia minima di voti del 2%.

Lo spoglio. Chi si attende il direttone” elettorale su ToloTv o sulla RTA è meglio che si scelga qualcos’altro da fare la sera del 20 agosto! Lo spoglio delle schede sarà lunghissimo. Verrà effettuato sul posto, i singoli seggi, e non a Kabul ma nonostante ciò ci vorranno giorni per avere un vero quadro elettorale viste le difficoltà logistico-belliche dell’Afghanistan (in alcuni seggi le schede sono arrivate a dorso di mulo). I primi risultati dovrebbero essere annunciati il 3 settembre, il quadro definitivo è atteso per il 17. Il punto chiave delle elezioni è se il vincitore delle presidenziali riuscirà o meno a superare il quorum del 50% altrimenti si dovrà ricorrere al ballottaggio che si dovrebbe svolgere ad ottobre. Molto probabile, anche secondo fonti diplomatiche britanniche, che si andrà al secondo turno previsto per il primo ottobre (almeno in linea teorica).

Alla sicurezza delle elezioni
contribuiranno i circa centomila soldati stranieri nel paese, i militari italiani (tutto il contingente è impegnato) hanno allestito una task force elettorale con circa 500 uomini che fanno base a Shindnad, distretto caldo della provincia di Herat.