“Raccontare le crisi senza telecamera”, un titolo provocatorio (ma nemmeno tanto) per il seminario che, domenica 3 giugno, ho tenuto al festival DIG di Riccione (Documentari Inchieste Giornalismo, evento che ha raccolto il testimone del Premio Ilaria Alpi), un workshop nel corso del quale ho affrontato il tema del racconto per immagini attraverso strumenti diversi dalla classica telecamera a spalle: dalle mirrorless agli smartphone, dalle camere a 360 gradi fino alle GoPro.
A Stampa Romana è tornato invece il corso avanzato di mojo, il 5 e il 6 giugno, con Enrico Farro. Di tutti i corsi di mobile journalism, quello avanzato (nel burocratico linguaggio della formazione “di secondo livello”) è il mio preferito perché è un workshop i cui partecipanti hanno già “i fondamentali” grazie al “primo livello”; quindi ci si può divertire simulando conferenze stampa, realizzando still life come per video recensioni, costruendo storie di Instagram e servizi da tg. Anche questa volta, il tutto tenuto insieme dal collante dell’entusiasmo.
Si è concluso un altro corso base di mobile journalism a Stampa Romana, il primo del 2018 (nella foto vedete una parte dei colleghi che vi hanno preso parte).
Prossimo appuntamento il 5 e 6 giugno con il corso avanzato di mojo sempre nel cuore della capitale, in piazza della Torretta a Stampa Romana. Qui tutti i dettagli.
Faccio fatica a scrivere questo post ma in molti possibili iscritti ai corsi di Stampa Romana sul mobile journalism (qui il comunicato di Asr) me lo chiedono.
Ecco allora una bozza di programma per il corso base e per quello avanzato, ma prima un chiarimento: perché faccio fatica? Perché il programma di questo tipo di corsi è necessariamente flessibile e quindi non può essere scritto sul marmo.
Il mobile journalism è uno strumento talmente trasversale al mondo del giornalismo che magari ti ritrovi una “classe” piena di colleghi che non hanno mai avuto alcun rapporto con il mondo dell’immagine in movimento e quindi come docente devi ampliare lo spazio dedicato alla “grammatica del video”, “restringendo” altri temi che finirebbero con l’essere solai pesanti su pilastri troppo deboli. Ci sono casi in cui, invece, in classe ci sono molti professionisti dell’informazione televisiva e quindi ci si può spingere più rapidamente avanti.
Tutto ciò, senza considerare che nel tempo che trascorrerà fino ai prossimi corsi, ci possono essere novità (come l’ultima volta che Filmic 6 è uscita pochi giorni prima dell’aula!) e ci possono venire nuove idee.
Il mio seminario “dal giornalismo immobile al mobile journalism“ è stato quello con il più alto numero di partecipanti del DIG, il festival del giornalismo di Riccione. Una bella notizia – al di là della soddisfazione personale – perché conferma quanto il Mojo possa rispondere alle esigenze di diverse categorie di giornalisti e rappresenti una – tra le altre – vie di uscita dalla crisi. La conferenza di Riccione, della durata di due ore, è stata diversa dai corsi di mobile journalism tenuti sin’ora (il “modello” di Stampa Romana si fonda su una durata di due giorni e un numero di ore variabili tra le 16 e le 20). Questa versione compatta (più un keynote speech che un seminario) mi è servita a distillare alcuni concetti e fondamenti del mojo; tra questi “LPD” (vedi la slide sopra). Continua a leggere “LPD – Il triangolo del mobile journalism”→
Dopo il successo del corso della primavera scorsa (posti esauriti e il feedback molto-positivo dei partecipanti), l’Associazione Stampa Romana ripropone il mio corso sulla phone-o-graphy, l’utilizzo degli smartphone per coprire fatti, notizie, eventi in video.
Ci sono alcune novità rispetto al corso precedente: se l’iPhone resta fortemente consigliato, abbiamo aperto anche ai dispositivi Android-based. L’altra novità riguarda l’inserimento in piattaforma SIGEF, il che significa che il corso fornirà punti validi ai fini dell’aggiornamento professionale obbligatorio per legge. Continua a leggere “ASR, ritorna la Phone-o-graphy”→
Il corso all’Associazione Stampa Romana sull’uso dell’iPhone nelle video news, è stato un successo tanto che verrà replicato a Trento ma in una veste nuova. Io ed Enrico Farro parleremo (e terremo un laboratorio pratico) di phone-o-graphy non solo per le news ma per le video-produzioni e il video-racconto in genere. Appuntamento per il 2 luglio presso la elastico.co – azienda specializzata in formazione. Qui tutti i dettagli sulla giornata di formazione e su come aderire. Gli organizzatori hanno deciso che chi prenota subito avrà uno sconto sul costo del corso.
Sono stati due giorni vissuti di corsa, entusiasmanti, densi di contenuti e di relazioni. Il corso sulla Phone-O-Graphy a Stampa Romana (11 e 12 aprile) ha visto più di 30 colleghi provenienti da esperienze professionali diverse (radio, carta stampata, tv, uffici stampa, comunicazione creativa) mettersi alla prova tra app ed accessori per imparare ad usare nuovi strumenti, capaci di espandere le loro capacità professionali e intersecare i media. Continua a leggere “La “televisione” in tasca”→
In vista del corso sulla phone-o-graphy che si terrà all’Associazione Stampa Romana il prossimo 11 e 12 aprile (qui i dettagli) sul blog della Beastgrip, una delle start-up più dinamiche nel mondo dell’uso degli smartphone per il video, è stata pubblicato un case history con una mia testimonianza. Cliccate qui per leggere l’articolo in originale, che di seguito traduco in italiano omettendo la fin troppo benevola presentazione che mi hanno dedicato.
A proposito i posti disponibili per il corso stanno finendo, per cui se vi interessa affrettatevi (per ora il corso è destinato solo ai giornalisti iscritti a Stampa Romana).
L’Associazione Stampa Romana organizza un corso di phone-o-graphy per l’11 e il 12 aprile prossimi di cui Enrico Farro ed io saremo docenti. Dovrebbe essere il primo in Italia ma poco importa, di sicuro è un’occasione importante per diffondere l’uso dell’iPhone al servizio delle news video (per un esempio, guardate il video pubblicato in pagina tutto girato con un “telefono”).
Ecco il comunicato diffuso dal segretario di Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo, con tutti i dettagli per l’iscrizione:
Corso di formazione e laboratorio per riprese e montaggio IPHONE
Cari colleghi,
recenti statistiche indicano nella produzione video il traino della comunicazione e del giornalismo digitale.
Il consumo di video cresce sulla rete. Tra qualche anno è possibile che il 90% del traffico on line passi dal video.
Una modalità così orientata verso il mercato di nativi digitali fa il paio con la grande diffusione di strumenti molto agili di lavoro.
E’ sufficiente uno smartphone di nuova generazione per poter girare con una buona qualità professionale.
Stampa Romana continua ad investire sulla formazione professionale dei colleghi.
E lo fa lanciando un corso sul video e montaggio con l’iphone per le news.
ASR ritiene che il filone del video e del montaggio possa arricchire la cassetta degli attrezzi dei giornalisti iscritti al sindacato.
Almeno quattro profili di colleghi potrebbero essere interessati dalla nostra iniziativa:
Quando ho ricevuto questo invito dal governo afghano, nonostante si tratti di un’iniziativa di per sè lodevole, non sono riuscito a trattenere un sorriso “amaro” per la carica surreale che portava in sè.
Il primo dicembre, il GMIC (The Government Media Information Center) svolgerà un corso di una giornata per chi lavora in Afghanistan nel mondo dell’informazione ovvero “media personnel (reporters, cameramen/woman and field producers)”. Il corso è intitolato “Hostile Environment Awareness Training”.
The course will cover topics such as Protective Personal Equipment, Mine Awareness, Emergency Medical Treatment and Security Assessment. The training will be conducted by a international s professional security organization in a suitable location in Kabul. Il corso durerà dalle 8.30 alle 16.45 ed il pranzo verà offerto dall’organizzazione, gratuitamente come del resto l’inter iniziativa.
Nascere e crescere in Afghanistan è di per se un corso di sopravvivenza. A primavera gli ospedali sono pieni di bambini che, passato l’inverno, tornano fuori, all’aperto, a giocare e perdono una mano, un occhio, una gamba per colpa di una vecchia mina, oggetti con i quali si comincia da subito a fare i conti, spesso scambiati per giocattoli. Da trent’anni (che in Afghanistan sono due generazioni) gli afghani sono abituati a passeggiare in mezzo ai bombardamenti, agli attacchi con rpg, a maneggiare un Ak-47 e (aggiunta recente) a ritrovarsi vicino un’autobomba o un kamikaze, insomma a dover fare “Security Assessment”. In quanto al Emergency Medical Treatment beh quella è un’altra storia in una paese dove l’acqua potabile è un bene per pochi (non a caso si beve il tè, ovvero acqua bollita e sterilizzata) e la sanita nemmeno esiste. Non parliamo poi dei giornalisti afghani, ognuno di loro è un eroe per quanto si espone e per quanto rischia la vita, molto spesso a beneficio delle grandi testate internazionali i cui giornalisti occidentali (parlo da testimone oculare) è sempre più difficile trovare nelle strade delle città afghane, alle conferenze stampa di Kabul, insomma dove accadono i “fatti” mentre se ne stanno barricati nei loro compound.
Questo corso è una bella idea, peccato che sia così surreale per via di tutto quello che lo circonda. Surreale per surreale agli afghani sarebbe il caso di fare un corso di “vita felice” o di “come godersi la vita”, beh questi sono argomenti su cui di sicuro non sono preparati, per nulla.