Abdus, il profugo probabilmente più anziano tra quelli fuggiti in Bangladesh
Abdus è fuggito quattro volte in Bangladesh dalle persecuzioni in Myanmar, la prima volta nel 1942
Profughi in fila per la registrazione
Bimbo rohingya porta legna nella sua baracca
Piccoli rohingya recuperano il sorriso scherzando con la telecamera
Facendo legna
Cox’s Bazar, epicentro della crisi rohingya, è la località turistica più importante del Bangladesh,
In fila per la distribuzione di cibo
In fila per la distribuzione di cibo
La “tessera” viene annullata dai militari per evitare doppie file alle distribuzioni alimentari
Bimbi in fila per un sacco di risa
Per portare gli aiuti nelle proprie baracche a volte bisogna camminare per chilometri
Profughi appena arrivati in Bangladesh, si portano dietro tutto quanto rimasto dalla loro vita passata
Neonato pesato in una bacinella, con una bilancia da mercato
Madre e figlio
Madri e figli
Fila per gli aiuti alimentari
Fila per gli aiuti alimentari
Bimbi rohingya in fila
Bimbo rohingya appena arrivato in Bangladesh
Un pozzo d’acqua nei campi
Distanze enormi nei campi, chi può permetterselo usa i tom-tom, mezzo di trasporto “popolare” in Bangladesh
Bimbo in attesa dei medicinali all’ambulatori di MSF
In queste immagini, la crisi dei rohingya per come l’ho vista io sul campo nelle ultime due settimane o almeno per come l’ho “fissata” in quei momenti in cui ho avuto la prontezza e il tempo per scattare una foto.
Il dramma dei rohingya è talmente vasto che diventa persino difficile “esaurirlo” in un racconto unico, per quanto si possa ricercare una sintesi. E’ l’estensione della crisi e la velocità con cui si è sviluppata a rendere l’esodo dei rohingya un evento, catastroficamente, unico.
A passare il confine con il Bangladesh, in poche settimane, sono stati seicentomila profughi in fuga dalla pulizia etnica (c’è chi la chiama genocidio) condotta dagli estremisti buddisti e dall’esercito del Myanmar; pulizia etnica cominciata dopo gli attacchi del 25 agosto dell’ARSA – una piccola formazione di guerriglia rohingya – contro l’esercito.
L’ARSA ha fornito una scusa buona e molto “contemporanea” (la “lotta al terrorismo”) all’esercito per avviare l’ennesima ondata di violenze – stupri di gruppo, esecuzioni, tecniche di “terra bruciata” nei villaggi – contro quella viene ritenuta la minoranza più perseguitata della Terra. Sono mussulmani a cui dal 1982 è stata tolta la cittadinanza, vengono trattati come immigrati clandestini nella terra in cui sono nati. La parola “rohingya” non viene nemmeno riconosciuta nel lessico del Myanmar, infatti nei vari documenti ufficiali di questi giorni – per esempio quello sul presunto “rimpatrio”, siglato da Bangladesh e Myanmar – il termine non compare.
In Myanmar, vengono genericamente definiti come persone di “razza bengalese”.