Sul portico della mia guest house, ho davanti una tazza di tè verde, un piatto di riso kabuli e di pane nan, quello piatto, cotto sulle pareti dei forni scavati nel terreno.
Basta questo a farmi sentire a casa, finalmente, cinque anni dopo.
Esattamente come basta poco, in una zona di conflitto, ad abituarti a quello che, altrove, sarebbe anormale: il “clak” del colpo che entra in canna, negli Ak-47 delle guardie in giardino, gli chinook che attraversano il cielo (magari portando nei loro compund blindato quelli che non vogliono affrontare la strada più pericolosa del mondo, la airport road), il clangore del doppio portone blindato che si apre in sequenza.
Quando un auto si avvicina all’ingresso, le due enormi ante fanno gridare i cardini: l’ispezione anti-bomba viene completata e solo allora si apre il secondo portone mentre il primo resta chiuso.
La città è tappezzata di manifesti per le elezioni di sabato prossimo, le parlamentari. La situazione sicurezza sembra stabile con migliaia tra soldati e poliziotti dispiegati in città, ma la vulnerabilità di Kabul è tale che non può essere cancellata in una notte. E a ipotecare queste elezioni potrà essere più il pericolo dei brogli che la violenza, il che è tutto dire sulla tenuta della cosiddetta democrazia afghana.
Come avete capito leggendo sin qui, il lavoro sul campo per completare il mio prossimo libro sull’Afghanistan è cominciato da qualche ora.
Questa missione è stata resa possibile da chi, partecipando al crowdfunding e quindi comprando il libro in anticipo, l’ha finanziata.
A fare la differenza è stata, soprattutto, la determinazione di centinaia di persone (spesso distantissime tra di loro per storie personali e posizioni “politiche”) e decine di organizzazioni varie, Ha fatto la differenza la richiesta di colmare il vuoto mediatico sull’Afghanistan: un Paese, una guerra, una crisi assolutamente cancellate dall’ informazione, italiana e non. Una richiesta che cozza con la presunzione di chi crede di sapere cosa possa o meno interessare a quell’indistinta categoria definifita “gente” che troppo spesso noi chiamiami in causa per legittimare scelte di impaginazione e di sommario.
Nei prossimi giorni vi terrò aggiornati su come procedono le cose, per ora vi ragguaglio sulle questioni economiche: perché ogni centesimo di chi ha sottoscritto per conta.
Come da mia abitudine, sto evitando di servirmi di dispositivi di sicurezza “evidenti” (direi “esibiti”). Sto gestendo l’aspetto sicurezza con la modalità “low-profile”, senza dare nell’occhio, con gli stessi professionisti a cui si affidano i principali network televisivi mondiali e con la mia rete di contatti in loco.
Ovviamente tutto ciò ha costi molto alti (centinaia di dollari al giorno), se la prevendita delle copie è stata un successo durante il crowdfunding, l’ottimo andamento dei “pacchetti” di copie ha inciso (negativamente) sul budget previsto.
In pratica ho aggiunto ai fondi raccolti con il crowdfunding, una parte della “borsa” assegnatami nel giugno del 2017 quando ho vinto il Premiolino e che avevo tenuto da parte proprio per un progetto di auto-produzione come questo.
Anche per questo motivo, pur essendo finita la campagna di crowdfunding, è ancora possibile pre-acquistare il libro la cui uscita è prevista per il prossimo febbraio. Se avete amici, parenti e nemici interessati cliccate qui.